“Prenditori” e scarse competenze in Laguna: Mose e Grandi Navi, intervista al prof. D’Alpaos

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A Radio Terraferma Da Sogno Luigi D’Alpaos, professore emerito di idraulica all’università di Padova, offre una dettagliata analisi sulle vicende Mose e grandi navi. A cominciare dalla lettera aperta inviata al ministro delle infrastrutture De Micheli.

L’appello: «Chiedo che ci sia maggiore attenzione sui problemi di salvaguardia della laguna di Venezia, temi sempre invocati ma mai davvero considerati. C’è la questione delle grandi navi con la loro estromissione dalla laguna ed il possibile spostamento dal bacino di San Marco verso la soluzione di Marghera, un’ipotesi che vedo con molta preoccupazione. Un problema che non può essere affrontato in modo semplicistico. Per arrivare a quei moli bisogna navigare nel famigerato “canale del petrolio” con problemi che vanno ben al di là rispetto a quelli indicati. Questo canale ha devastato la laguna centrale dal punto di vista morfologico. Incrementare la navigazione dei mezzi da crociera, aumenterà ancora di più il degrado. Dal mio punto di vista quanto accaduto nel tempo in quel canale è stato il più grande misfatto idraulico dell’uomo nel Novecento».

Sul Mose: «Il problema diventerà serio quando l’innalzamento medio del mare previsto da molti anni si trasformerà in un fatto concreto, accadrà nel giro di 20 30 anni. Quell’opera, se mai funzionerà, dovrà essere manovrata con una frequenza che porterà scelte problematiche. Bisogna scegliere se difendere i centri storici dalle acque alte, salvaguardare la laguna o proteggere la portualità che andrà incontro a seri problemi. Queste opere dovranno essere manovrate un numero di volte che diventeranno incompatibili con la navigazione commerciale. Il progettista del Mose deve ancora rispondere ad un quesito irrisolto: c’è un pericolo di fenomeni di risonanza per le strutture di chiusura delle bocche di porto? La risposta è semplice, l’opinione pubblica non può aspettare: bisogna scoprirlo prima che quelle strutture entrino in azione altrimenti avremo delle amare sorprese».

Venezia Sprofonda: «Venezia sta sprofondando, le previsioni sono preoccupanti. Si parla di 70 centimetri in proiezione secolare. È in atto un fenomeno complessivo di subsidenza ed eustatismo che vale circa 6 mm all’anno. Sarà una questione fondamentale per il destino di Venezia. Se questa previsione dell’ Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) si rivelasse veritiera, diventerà impossibile gestire il Mose per conciliare contemporaneamente obiettivi contraddittori tra di loro. Non potremo accettare una laguna chiusa per migliaia di ore all’anno. La proposta del prof. Giuseppe Gambolati di innalzare il livello del suolo di 30 cm con iniezioni di acqua in pressione su strati in profondità sarebbe da verificare: una soluzione che se fosse praticabile darebbe respiro a Venezia come l’adozione di interventi simili a quelli contenuti in un progetto ben noto elaborato trent’anni fa da un gruppo di ingegneri veneziani. Si tratterebbe di una difesa passiva del tessuto storico e delle isole della laguna fino a quote di 120-130 centimetri dei livelli bassi di marea».

Troppi “prenditori”: «Dentro alla laguna hanno dominato nelle scelte persone che avevano scarse competenze, gente che puntava soprattutto a fare i propri interessi. Tutto lecito ma questi interessi non andrebbero perseguiti, come è stato fatto, danneggiando un ambiente unico come questo. Ci sono troppo spesso gruppi ristretti, i “prenditori”. La laguna non è un bene disponibile per loro, dovrebbe essere un bene indisponibile per tutti