Venezia ieri e oggi, il gruppo Facebook tra utopia e realtà
A Radio Terraferma Da Sogno intervista a Gian Pietro Poli, amministratore del gruppo Facebook “Venezia ieri e oggi”
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L’ANIMA PERDUTA – “Un modo per condividere in amicizia tutte queste cose imparando o scoprendo sempre qualcosa di nuovo dalle condivisioni. Il gruppo non è una bacheca fotografica e ogni foto deve essere accompagnata da un un brevissimo testo per metterle nel contesto giusto, per capirle per poi discuterne. Perché vuoi pubblicare quella foto, quale emozione vuoi condividere? Quale realtà? Non è una gara tra fotografie. Questo non è un gruppo di denuncia e discussioni di politica di partito sono rigorosamente escluse. Il rispetto reciproco è d´obbligo quando si discute e non è consentita alcuna offesa verbale. Insomma…un gruppo di amici, un gruppo che vuole includere e non escludere. Tramite questo strumento, vorrei raccontare ai giovani quella Venezia che aveva ancora un’anima, 160.000 abitanti, negozianti. Vorrei che i più anziani la spiegassero ai giovanissimi, far capire che prima Venezia non era così, non viveva solo di turismo, c’era molto di più. Vorrei anche parlare di storia, architettura e soprattutto stimolare la curiosità, vorrei che tutti i veneziani fossero più curiosi di quello che gli sta attorno. Molti veneziani non la conoscono bene, si dovrebbe iniziare ad analizzare cosa c’è vicino a loro, che sia la chiesa, un palazzo. Facendo così potrebbero scoprire un nuovo mondo. C’è molta condivisione in questo gruppo, mi hanno insegnato molte cose, di Venezia si potrebbe parlare per molti anni”.
PIU’ VISITATORI E MENO TURISTI – “Venezia è sempre stata in sospeso tra utopia e realtà. E questo rimane tuttora, una città impossibile, in un luogo impossibile. Una città che non dovrebbe esistere e che invece esiste. Dopo la grande acqua alta del 1966 ci fu una botta tremenda per Venezia, con l’esodo della sua anima popolare, dei piccoli negozianti, degli artigiani. Persone che sono dovute emigrare in terraferma per parecchi motivi, tra cui igienici. Per me Venezia è una città più adatta in assoluto per l’artigianato quello vero e artistico. Un palcoscenico naturale per mostrare piccole opere d’arte: mobili, antiquariato e molta oggettistica fatta a mano. Si sa però che i clienti spesso cercano altre cose. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra i tre settori esistenti: il porto, l’università ed il turismo. Al momento il porto industriale è a Marghera, le grandi navi non entreranno più. Una città marinara senza porto che città marinara è? L’università è molto importante ma si sta sviluppando soprattutto in terraferma. Il settore turistico è legato alla massa. Bisognerebbe riflettere su quale tipo di turismo vogliamo: turisti o visitatori? Io vorrei più visitatori consapevoli di quello che vedono e meno turisti”